Sono 1.6 miliardi le tonnellate di cibo che vengono sprecate ogni anno
(dati FAO), un terzo della produzione alimentare globale.
L’istiuto di consulenza statunitense Boston Consultng Group (Bcg) ha
previsto che di questo passo per il 2030 ci sarà un aumento degli sprechi
alimentari del 40%. Arriveremo quindi a sprecare 2,1 miliardi di
tonnellate di cibo all’anno che ci costeranno 1,5 trilioni di dollari.
A questa cifra vano aggiunti i costi imputabili ai costi sociali, sanitari
e ambientali dovuti allo spreco.
Perdita e sprechi alimentari (FLW) rappresentano un uso improprio del
lavoro, dell’acqua, dell’energia, della terra e di altre risorse naturali che
sono andate a produrlo.
I dati FAO rivelano che ogni anno nel mondo vengano sprecate oltre
1,3 miliardi di tonnellate di cibo quantificabili in circa 750 miliardi di
dollari all’anno, in pratica 1/3 dell’intera produzione mondiale.
Secondo i dati raccolti in occasione dell’ultima Expo tenutasi a Milano,
in Europa la quantità di cibo sprecata ammonta a 89 milioni di tonnellate
all’anno, ovvero a una media di 180 kg pro capite.
Nella stessa Europa, tuttavia, notiamo divari di spreco notevoli tra gli Stati
membri. La Grecia ad esempio emerge come paese virtuoso sprecando
annualmente 44 kg di prodotti pro-capite mentre l’Olanda detiene la
bandiera nera dello spreco con una stima di spreco annuale di 579 kg
di prodotti pro-capite.
In base ai da raccolti da Waste Watcher, ovverosia l’osservatorio nazionale
sugli sprechi, ogni anno in Italia si sprecano mediamente 146 kg di cibo
per persona che, tradotto in termini economici, ammontano a oltre
16 miliardi di euro in un anno.
Le cause dello spreco di cibo sono molteplici e si possono così sintetizzare:
- Paesi in via di sviluppo: lo spreco del cibo si concentra nella prima
parte della filiera agroalimentare (a causa dei limi delle tecniche di
coltivazione, raccolta e conservazione del cibo). - Paesi industrializza: lo spreco del cibo si concentra nelle fasi finali
(consumo domestico e ristorazione).
Tutte queste stime sono destinate a crescere nel tempo se non verranno
adottate soluzioni concrete per contrastare il fenomeno producendo
ulteriori e pesanti conseguenze a livello ambientale, economico e sociale.
Lo spreco di cibo nel nostro Paese ogni anno determina una perdita di
454 euro a famiglia, di 1.226 milioni di m3 di acqua – pari al 2,5% della
intera portata annua del fiume Po -, oltre a produrre l’immissione
nell’ambiente di 24,5 milioni di tonnellate di CO2.
Meno cibo e Meno spreco di cibo porterebbero a un uso più efficiente
della terra e una migliore gestione delle risorse idriche con impatti positivi
sui cambiamenti climatici e sui mezzi di sussistenza.
Il cibo scaduto non è sempre da buttare.
E’ importante saper leggere le etichette sui prodotti
Anche il Comune di Castel San Pietro Romano dice no agli sprechi alimentari.
Negli allegati tante informazioni utili per ridurre questa brutta pratica.
Allegati
DATI FAO |